La Regola di San Francesco è il documento redatto da San Francesco d'Assisi, con il quale egli intese dare alla comunità di frati che lo seguivano, sia l'indirizzo spirituale del nascente Ordine francescano, che una serie di norme pratiche destinate a regolare la loro vita quotidiana.
Di essa esiste una prima versione chiamata Propositum o Prima Regola, una versione intermedia o Regola non bollata e una versione definitiva o Regola bollata. Esiste anche un supplemento di Regola per i frati desiderosi di condurre una vita solamente contemplativa, la Regola di vita negli eremi, che fu redatta tra il 1217 e il 1221, e una Seconda Regola redatta assieme a Santa Chiara per il ramo femminile dell'Ordine, le suore Clarisse.
Propositum
Chiamata anche Prima Regola, fu il fondamento della Regola francescana e venne costituita da vari scritti di San Francesco dal 1209 fino al 1210. Francesco ricevette ispirazione per essa durante gli anni in cui si era formata la piccola comunità di frati che viveva nella chiesetta della Porziuncola: il Poverello d’Assisi mise per iscritto il suo Propositum Vitae (proposito di vita) senza alcuna elaborazione teologica, ovvero scritto in modo molto semplice e breve, per presentarlo alla massima autorità della chiesa cattolica. Quando la comunità raggiunse i 12 elementi (in base ai documenti lasciati in eredità da Tommaso da Celano, 12 sembrerebbe un numero simbolico: come gli apostoli e Gesù Cristo), Francesco decise infatti di recarsi a Roma per incontrare il pontefice, Innocenzo III, e chiedergli il riconoscimento della Regola. Lui stesso ne parla nel suo testamento: "E da quando il Signore mi diede la cura dei frati, nessuno mi mostrava che cosa dovessi fare; ma lo stesso Altissimo mi rivelò che dovevo vivere a norma del Santo Vangelo. E feci scrivere questo con poche e semplici parole, e il signor Papa me lo confermò".
Giunti a Roma, Francesco e i suoi compagni dovettero attendere quasi tre mesi fuori dalla residenza del Papa, che allora si trovava nel Palazzo Laterano, contiguo alla Basilica di San Giovanni in Laterano. L'attesa oltre che lunga fu molto faticosa, perché le guardie pontificie, in mancanza di autorizzazione del Papa, impedivano loro l'ingresso a palazzo. Durante questo periodo, Francesco e i suoi fraticelli dormivano per strada e vivevano di elemosina. Innocenzo III alla fine dovette cedere e decise di dare loro udienza, pare dopo aver fatto un sogno che San Bonaventura da Bagnoregio ci ha riportato nella Legenda Maior: "Come il Papa vedeva la basilica lateranense esser già prossima alla rovina; la quale era sostenuta da un poverello (si intende il beato Francesco), mettendole sotto il proprio dosso perché non cadesse".
Dopo che Francesco e i suoi compagni ebbero finito di esporre la forma di vita o Regola per i frati, composta da frasi evangeliche e norme di vita, il pontefice diede la sua approvazione, avvenuta solo oralmente, anche perché aveva intuito che per contrastare il fiorire di movimenti religiosi popolari che spesso diffondevano idee eretiche, come i patarini e i catari, occorreva incoraggiare la predicazione popolare dei gruppi religiosi fedeli al Papa e alla Tradizione della Chiesa. Questa intuizione fu ripresa dal successivo IV Concilio Lateranense, che legittimò gli ordini mendicanti e diede impulso alla predicazione popolare sotto il controllo della Chiesa.
Sempre la Legenda Maior riporta che "quando il Papa approvò la Regola e diede mandato di predicare la penitenza, e ai frati, che avevano accompagnato il Santo, fece fare corone, perché predicassero il verbo di Dio".
Il testo originale di questa Regola successivamente fu disperso, forse volutamente, durante le diatribe sorte nell'Ordine Francescano dopo la morte di San Francesco.
Regola non bollata
Nel 1221, a seguito della rinuncia di Francesco al governo dell'ordine francescano, venne convocato il Capitolo delle stuoie. Durante tale momento fu nominato vicario Frate Elia da Cortona e venne approvata una seconda regola, divisa in 23 capitoli. Essa non fu però sottoposta al Pontefice, e quindi non rivestì mai il ruolo di regola ufficiale non essendo mai stata riconosciuta da una bolla ai sensi del diritto canonico.
Caratterizzata da uno stile di povertà assoluta, venne approvata solo oralmente da Innocenzo III.
Regola bollata
La terza regola, quella definitiva ed in vigore a tutt'oggi, fu scritta da San Francesco nel romitaggio di Fonte Colombo in collaborazione col Cardinale Ugolino di Anagni, patrono dell'ordine francescano (divenuto Papa con il nome di Gregorio IX), che ne corresse alcuni aspetti e vi diede una forma giuridica. Strutturata in 12 capitoli, venne approvata il 29 novembre 1223 da papa Onorio III con la bolla Solet annuere.
Dopo la morte del Santo (1226) si crearono polemiche sull’osservanza della regola, determinando la prima frattura in seno all'ordine francescano. Si iniziò a discutere se si dovesse seguire la "Regola non bollata" o la "Regola bollata", creando forti attriti che poi portarono alla scissione dell'Ordine in due rami: gli "spirituali" ed i "conventuali". I primi fecero propria la cosiddetta "Regola non bollata", cioè la regola approvata solo oralmente da Innocenzo III, che prescriveva ai singoli frati e all'Ordine di vivere l'amore di Cristo e del prossimo in assoluta povertà e gioiosa libertà. I secondi, invece, fecero propria la "Regola bollata" approvata da papa Onorio III, un po' meno severa e che favoriva uno stile di vita cenobitico più organizzato.
Più che per il modo di intendere e praticare la povertà evangelica, i due rami si distinsero per il "ruolo" che attribuirono all'Ordine: gli spirituali fecero propria la vita ascetica e mendicante che aveva contraddistinto l'Ordine ai suoi inizi, mentre i conventuali preferirono una vita più conventuale e di cura delle anime. Tipica figura di frate conventuale fu Sant'Antonio di Padova, noto tanto per la sua povertà radicale, quanto per la sua opera di apostolato.
Col passare dei secoli, l'Ordine fu oggetto di continui tentativi di riforma. La più ampia fu quella avviata dal frate Matteo da Bascio che portò alla nascita dell'Ordine dei frati minori cappuccini, che hanno cercato di coniugare vita conventuale e povertà austera. Essi, caratterizzati per le lunghe barbe, hanno preso il nome dal proprio cappuccio, ereditato dai monaci camaldolesi e più lungo di quello degli altri Ordini francescani.
Testo della Regola bollata
Le altre regole
Venne scritto anche un supplemento della regola francescana, la Regola di vita negli eremi, scritta nel 1217-1221, per i frati dediti unicamente alla vita contemplativa. Francesco inoltre ispirò anche la Regola del ramo femminile dell'Ordine approvata il 9 agosto 1253 da papa Innocenzo IV, appena due giorni prima della morte di Santa Chiara.
Note
Collegamenti esterni
- (EN) Regola di san Francesco, in Catholic Encyclopedia, Robert Appleton Company.


![]()
